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Il contratto a canone concordato.
La disciplina del contratto di locazione a canone calmierato o concordato è contenuta nella legge 431/1998 e rappresenta un’alternativa ai contratti a canone libero.
Cos’è il contratto a canone concordato.
Gli accordi locali.
Il contratto di locazione concordato.
La locazione abitativa agevolata detta anche “a canone concordato” è disciplinata dall’art. 2 III comma L. 431/98.
Per tale categoria di contratti, le parti non godono di autonomia contrattuale in merito alla determinazione del canone, ma devono attenersi a quanto determinato dagli accordi definiti in sede locale.
Tali accordi vengono stipulati tra le associazioni che rappresentano i proprietari, e le associazioni degli inquilini. Gli accordi stabiliscono i valori minimi e massimi del canone annuo per metro quadro, per ciascuna zona del territorio comunale.
I vantaggi della stipula dei contratti agevolati sono: per i proprietari, una maggiore detrazione sull’imponibile Irpef, la tassa di registro ridotta in misura del 30% (tassa non dovuta in caso di cedolare secca), e la riduzione dell’IMU con avvenuta attestazione di rispondenza da parte del sindacato. per gli inquilini, un canone di locazione è più basso rispetto al costo di mercato. (continua)
Fonte:IlPiccolo
La cedolare light sugli affitti spinge i canoni concordati .
Tre locatori su dieci, tra chi sceglie la tassa piatta, applicano l’aliquota al 10% Era uno su 10 nel 2011.
La cedolare secca al 10% spinge gli affitti a canone concordato, mentre continuano i rinnovi delle intese locali tra sigle della proprietà e sindacati degli inquilini. Nelle dichiarazioni dei redditi presentate l’anno scorso, tre contribuenti su dieci tra quelli che hanno scelto la tassa piatta sulle locazioni abitative l’hanno applicata su canoni concordati. La media nazionale è il 29,7%, cui corrispondono 702 mila locatori, contro il 12,9% del 2011, primo anno di cedolare.
Nuovi accordi in 70 capoluoghi. Proseguono sul territorio i rinnovi per allineare gli accordi locali al decreto ministeriale del 2017 (il Dm 16 gennaio). Non c’è un monitoraggio ufficiale, ma su 107 capoluoghi di provincia, sono almeno 70 quelli che possono vantare la firma di un nuovo accordo. Nella lista ci sono tutti i centri maggiori: da Roma a Milano, da Torino a Bologna, da Napoli a Genova, da Firenze a Venezia. I rinnovi sono importanti non solo per l’adeguamento normativo, a partire dall’obbligo per le parti di farsi “attestare” (cioè validare) i contratti stipulati senza l’assistenza delle associazioni di categoria. Ma soprattutto perché se ben concepiti i nuovi accordi dovrebbero favorire la diffusione dei contratti agevolati, prevedendo livelli di canone minimo e massimo non troppo penalizzanti per i locatori e aggiornati alle reali condizioni di mercato.(continua)
Fonte:IlSole24Ore