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SUPERBONUS E BONIFICO PARLANTE: COME NON SBAGLIARE.
Il Superbonus, come si sa, consiste in una detrazione sulle spese inerenti ai lavori svolti per ristrutturare e/o svecchiare casa (specialmente per quanto riguarda la classe energetica dell’edificio).
Ma al momento del pagamento si perde il diritto agli sgravi e alle agevolazioni, se si salda il conto senza un bonifico parlante?
Vediamo che dice la legge in merito.
Bonifico parlante e bonifico ordinario: le differenze.
In primis, occorre fare una prima distinzione su cosa sia un bonifico parlante e un bonifico ordinario.
La differenza sostanziale tra i due risiede sulla quantità di dati inseriti:
- per il bonifico ordinario infatti occorrono i dati strettamente necessari al completamento dell’operazione finanziaria;
- il bonifico parlante invece necessita anche dei codici fiscali delle parti (o della partita IVA) e in causale occorre citare la norma a cui si riferisce l’agevolazione di cui si vuole trarre beneficio.
Fonte:Immobiliare.it
Superbonus al 60%? Cosa cambierà col nuovo governo? Le differenze tra prima e seconda casa.
Novità riguardo al Superbonus? Sì, con il nuovo Governo, certamente, ci saranno dei cambiamenti che daranno un nuovo indirizzo all’iter burocratico per i lavori di riqualificazione degli edifici.
Superbonus: potrebbe ridursi fino al 60-70%?
Una delle ultimissime news in merito al Superbonus è quella che ipotizza un possibile ridimensionamento dell’agevolazione per gli interventi edilizi.
La ben nota formula “110%” potrebbe, infatti, ridursi al 60-70%.
La proposta è mossa da Fratelli d’Italia e si accompagna anche all’idea di stabilire un accesso all’agevolazione “a lungo termine”.
Ma non solo.
Un’altra possibilità che sarà discussa è quella di diversificare il bonus in base in base a due elementi:
- Il reddito del beneficiario.
- La tipologia di immobile.
Se così fosse, l’agevolazione sarà più alta per la prima casa (non di lusso) e più bassa per una seconda casa. (continua)
Fonte:StudioCataldi
Superbonus 110%. Cantieri in ritardo e imprese a rischio.
Era metà febbraio quando il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco incenerivano il superbonus del 110%, l’agevolazione fiscale introdotta col decreto Rilancio nel maggio 2020.
Servivano modifiche, spiegavano Draghi e Franco, per contenere il fenomeno delle frodi 2,3 miliardi la stima di tre mesi fa favorito dal meccanismo di accesso all’agevolazione. Quelle modifiche sono arrivate a inizio maggio: ma a sentire uno degli attori protagonisti, i costruttori edili, la situazione non è migliorata più di tanto.
Secondo il presidente di Ance Fvg Roberto Contessi, il vero nodo rimane infatti irrisolto: «A creare storture non è stato il superbonus, ma tutti gli altri bonus per i quali l’accesso è stato consentito senza alcun tipo di asseverazione, così che è stato sufficiente presentare una qualsiasi fattura per ottenere l’anticipo delle risorse da parte degli istituti bancari».
Il riferimento è ai bonus facciata e ristrutturazione, e pure agli ecobonus, da tempo sul mercato col paletto della defiscalizzazione nell’arco di dieci anni. «La strada delle frodi si è aperta nel momento in cui si è permesso che pure questi bonus venissero monetizzati dalle banche in assenza di controlli -ricostruisce Contessi-. Il superbonus, anche se non contribuisce al totale delle truffe per oltre il 3%, è così finito ingiustamente nel calderone». (continua)
Fonte:IlPiccolo