Un bambino non può avere il centro dei suoi interessi e dei suoi affetti nella casa dove passa solamente le vacanze estive. Pertanto, una madre che fa studiare il figlio in un’altra città rispetto a quella in cui si trova la casa coniugale, perde il diritto all’assegnazione. Con la sentenza n. 11218, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso con il quale una ex moglie avvalorava il suo diritto ad usufruire della casa familiare nella quale però trascorreva solo l’estate, passando l’anno scolastico con la figlia minorenne in un’altra città, presso i suoi genitori. Anche alla luce della sentenza della Consulta n. 308/2008, la Corte disconosce la possibilità di automatismi nella revoca della casa familiare al genitore assegnatario. Sia nell’ipotesi di convivenza sia per l’uso occasionale, il giudice deve far riferimento solo “all’interesse della prole”.

Nel caso sopramenzionato, però, i giudici ritengono di poter affermare che il centro degli interessi e degli affetti della figlia minorenne era chiaramente spostato nella città dei nonni, dove frequentava la scuola e viveva in gran parte dell’anno. La ex moglie, pertanto, perde la casa ed anche l’affidamento esclusivo: anche se presentata per la prima volta in udienza, non è infatti tardiva la richiesta di affidamento congiunto.