La Sentenza. L’azione di sfratto per morosità per i canoni non pagati dall’inquilino – proposta dopo quella del rilascio per finita locazione – non fa cadere la prima domanda e non determina il rinnovo tacito del contratto.

E’ quanto chiarito dalla Cassazione con la sentenza n. 22374/2012, con la quale ha respinto il ricorso del conduttore di un appartamento che, dopo la sentenza di rilascio dell’immobile per sopraggiunta fine locazione, si era visto arrivare lo sfratto per morosità relativo alle mensilità di occupazione senza  titolo.

A suo dire, questo cambio di strategia comportava la rinuncia alla prima domanda e, di conseguenza, il rinnovo tacito del contratto di locazione.Invece, la Cassazione ha affermato che il rinnovo tacito del contratto postula la continuazione della detenzione della cosa da parte del conduttore e la mancanza di una manifestazione contraria del locatore.

Di conseguenza, se il conduttore rimane nell’appartamento e non paga più il canone di affitto, il proprietario può intimare lo sfratto per morosità senza che questa iniziativa possa essere interpretata come una rinuncia alla risoluzione.

Infatti, il collegio ha chiarito che per avere il rinnovo del contratto necessita la sopravvenienza di un accordo tra le parti e che il locatore abbia espresso la propria volontà di rinunciare agli effetti scaturiti dalla precedente intimazione, concludendo una novazione oggettiva.