Tassa SIAE illegittima: pc e smartphone costeranno meno?

Illegittimo l’equo compenso SIAE, la tassa sulle memorie viene bocciata dall’UE. Ecco cosa potrebbe cambiare presto. 

cassazione 0La Corte di Giustizia UE ha stabilito che la tassa SIAE, il cosiddetto “equo compenso”, ovvero la gabella che viene pagata su smartphone e tablet è illegittima. Si prevede dunque che nel prossimo futuro i prezzi possano ridursi, ecco i dettagli della causa.

Cos’è l’equo compenso.

L’equo compenso è una tassa destinata alla Siae, la società che protegge il copyright di autori ed editori, e le società produttrici.

La logica della tassa è tutelare autori, editori e produttori sulla possibilità che sulla memoria vengano effettuate delle copie di opere protette.

Mentre sino a poco tempo fa la tassa veniva corrisposta solo per l’acquisto di apparecchi di registrazione e riproduzione audio video, un recente decreto del MiBAC ha esteso la tassa anche ai telefoni, agli smartphones e a qualsiasi tipo di memoria.

I consumatori pagano la tassa Siae tutte le volte che acquistano una memoria o un dispositivo elettronico capace di memorizzare dati in qualsiasi forma.

La tassa viene dunque pagata su computer, hard disk esterni, cellulari, DVD, SIM card, macchine fotografiche digitali, ma anche su pennette usb e schede di memoria SD, ad esempio.

L’Equo compenso penalizza professionisti e imprese.

Ma naturalmente questa presunzione finisce per penalizzare anche chi normalmente non effettua copie di materiale coperto da copyright e, in particolare, chi acquista memorie e dispositivi per ragioni di tipo professionale o perchè tali strumenti sono parte di un ciclo produttivo più complesso.

Questa la ragione per la quale le grandi major dell’elettronica si sono riunite in un ricorso per impugnare il decreto. Ecco i dettagli. 

La Corte UE boccia l’equo compenso SIAE.

Una sentenza della Corte di Giustizia UE ha stabilito l’illegittimità dell’equo compenso SIAEproprio perchè la tassa viene fatta pagare anche per quelle memorie e quei dispositivi che sono chiaramente non destinati a un uso privato, ma professionale o per società.

Anche quando si tratta di oggetti di uso professionale, insomma, dunque evidentemente non destinati alla riproduzione di materiale di “svago”, i dispositivi sono sottoposti a tassazione. Ciò secondo la corte non sarebbe ammissibile.

Ecco come si esprime al riguardo l’Avvocato Generale “il sistema del prelievo è stato istituito in quanto, nel «mondo offline», i prelievi erano l’unico modo per garantire che i titolari dei diritti fossero compensati per le copie effettuate dagli utenti finali. Ciò non corrisponde pienamente all’ambiente digitalizzato online in cui viene oggi utilizzato il materiale tutelato dal diritto d’autore

e ancora:

La nozione di equo compenso è basata sull’idea che la riproduzione ad uso privato debba arrecare pregiudizio al titolare del diritto d’autore e, affinché tale pregiudizio sia indennizzato, il titolare deve percepire un equo compenso. Pertanto, si presume che esista un collegamento necessario tra il compenso versato e il pregiudizio, reale o potenziale, subito dal titolare del diritto in conseguenza della riproduzione ad uso privato. In caso di apparecchi e supporti forniti ai consumatori, è ammesso che tale collegamento sia sufficientemente stretto da giustificare il pagamento di un compenso.

infine:

Siffatto collegamento non sussiste quando gli apparecchi e i supporti sono destinati a un uso manifestamente estraneo a quello della realizzazione di copie private. Infatti, qualora gli apparecchi e i supporti in questione siano forniti per uso professionale, non viene arrecato alcun pregiudizio (connesso alla riproduzione ad uso privato)”.

Equo compenso illegittimo: PC e Smartphone costeranno meno?

In realtà non è detto che la riduzione del costo di produzione in un mercato libero porti per automatismo alla riduzione del prezzo di vendita.

È certamente vero che se la sentenza dovesse avere in Italia una conseguenza in termini legislativi, le Major avranno un maggiore spazio di manovra per effettuare offerte più allettanti per il consumatore. Ma, come si dice, con i “se” e con i “ma” non si fa la storia.

About Massimo Montanari
Massimo Montanari, italiano, nato a Lussemburgo il 16 luglio 1961. Formatosi in Confcommercio col ruolo di Segretario delle Delegazioni di Sarsina e Mercato Saraceno, dal 2011 ha deciso di cambiare percorso lavorativo ed ha portato il suo bagaglio di esperienza nel Settore Sindacale dell'Associazione Cesenate. Attualmente si occupa di varie categorie Sindacali all'interno di Confcommercio e tra queste quella che ha avuto i maggiori risultati in termini di aumento di Associati è proprio la F.I.M.A.A. Cesena della quale è Segretario Provinciale. Buon Tennista, è anche grande appassionato di Basket ed è attivo nel mondo del Volontariato. “Malamente opera chi dimentica ciò che ha imparato". ”Tito Maccio Plauto"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: